Per rispondere ai cambiamenti servono affidabilità, scalabilità, flessibilità e tempestività. La svolta nella gestione dei processi passa dall’analisi dei dati. Ma anche dalle infrastrutture. Per questo la risposta è il software gestionale ERP in cloud.

Il Cloud computing ha ormai assunto una valenza strategica sia per il vasto utilizzo dei servizi da parte delle imprese sia perché costituisce uno strumento abilitante essenziale per la trasformazione digitale. Si tratta di una tecnologia piuttosto complessa e in continua evoluzione – per molto tempo rimasta sconosciuta ai più – a causa delle sue caratteristiche tecniche che implicano una gestione ottimizzata dei dati: questi ultimi sono trasferiti e archiviati nella ‘nuvola informatica’ in base alle risorse di rete e alla collocazione dei data center.

Adottare il cloud comporta, di conseguenza, un cambio di paradigma nell’ambito dell’Information Technology (IT), perché presuppone il passaggio da un sistema in cui ogni organizzazione dispone di hardware e software in un contesto locale, a uno scenario più ‘fluido’, in cui gli utenti gestiscono dai propri terminali i dati, che sono archiviati presso il provider di servizi (le risorse IT sono dunque distribuite on demand, accedendovi solo quando necessario).

La pandemia ha messo in luce la necessità di utilizzare le tecnologie per migliorare le prestazioni ed essere competitivi in un mercato volatile e incerto. Seppur lentamente, a oggi, la domanda in questo settore è in crescita. Lo evidenzia una recente ricerca di International data corporation – società specializzata in ricerche di mercato, servizi di consulenza e organizzazione di eventi nei settori dell’innovazione digitale – da cui emerge che nell’ultimo trimestre del 2021 la spesa in infrastrutture cloud è incrementata del 13,5%; complessivamente, gli investimenti globali sono aumentati del 9% circa rispetto al 2020 e per il 2022 il rapporto stima una crescita di circa 22%.

L’Italia, tuttavia, è in evidente ritardo rispetto al contesto europeo: il nostro Paese deve raggiungere gli obiettivi del Decennio digitale dell’Unione europea sul fronte cloud, ma gli incentivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) potrebbero rappresentare un valido supporto. Secondo il rapporto Deloitte commissionato da Vodafone dal titolo I progressi verso l’ambizione del decennio digitale dell’Ue, solo il 38% delle imprese utilizza attualmente i servizi di cloud computing, a fronte di un obiettivo del 75% da raggiungere entro il 2030. Secondo i dati del report Una strategia cloud per un’Italia più competitiva e sicura realizzato dall’Istituto per la competitività, una piena adozione di soluzioni di Cloud computing e particolarmente di un software gestionale ERP in cloud da parte delle aziende italiane potrebbe comportare un aumento di fatturato fino a 600 miliardi di euro, di cui oltre la metà a beneficio di Piccole e medie imprese (PMI).

Dal concetto di licenza a quello di subscription

Marcello Siliano

Marcello Siliano, Product Management Director di 2WS

Negli ultimi tempi, lo scenario del Cloud computing è cambiato: se prima suscitava solo curiosità, ora, è una reale opportunità di evoluzione dei sistemi informatici. “Anche le aziende più tradizionaliste, ancora improntate sulle soluzioni on premise, ne riconoscono i vantaggi; innanzitutto, quello economico, perché si passa da un concetto di licenza acquistata a quello di subscription”, spiega Marcello Siliano, Product Manager Director di 2WS, azienda specializzata nell’implementazione di soluzioni tecnologiche innovative quali il software gestionale ERP in cloud di Infor e nella consulenza per il business d’impresa nel settore manifatturiero. Molte di quelle che si affacciano al cloud iniziano attivando soluzioni ibride, con il trasferimento soltanto di alcune applicazioni chiave: “Questo agevola la transizione e continua a garantire l’operatività di quei sistemi che devono necessariamente restare locali, disponibili quindi solo on premise”. Il cloud garantisce innanzitutto affidabilità e continuità di servizio e anche gli standard di sicurezza e protezione dei dati sono elevati. “Mentre la soluzione locale comporta spesso investimenti ingenti e, quindi, difficilmente gestibili; al contrario, nel cloud lo spazio di archiviazione è espandibile senza limiti e oltretutto si pagano soltanto le funzionalità che servono”, racconta Siliano. E a proposito di continuità, c’è da segnalare che il sistema si aggiorna costantemente in modo autonomo: “Questo consente all’utente di utilizzare sempre le ultime versioni dei software, senza dover ricorrere a modifiche del codice sorgente; gli aggiornamenti, infatti, si costruiscono tramite per esempio applicazioni satellite che offrono funzionalità aggiuntive”. A ogni modo, come conferma Siliano, la scelta di spostarsi verso il cloud richiede, come qualsiasi decisione, una valutazione di vantaggi e svantaggi: “È quasi impossibile individuare le soluzioni ‘ottime’, ma si possono trovare quelle migliori per le proprie esigenze. E in un contesto serve evolvere e far fronte a un mercato globale incerto, bisogna concentrarsi più sul modello di business che non sugli aspetti tecnici, come aggiornamenti di soluzioni e funzionalità; il cloud va incontro proprio a queste necessità”. Infatti, si tratta di un modello di business architetturale di natura IT, ma che impone un cambio di paradigma nello svolgimento delle attività in azienda. “La ‘nuvola’ svincola l’impresa dalla preoccupazione che funzioni, sia sicura, accessibile ed evolva; in questo modo, può concentrarsi su altre criticità. Anche il reparto IT diventa di supporto al business, spesso contribuendo a reinventare i processi”, dice il manager.

Leggi l’articolo completo, estratto dallo Speciale di Sistemi & Impresa, n. aprile – maggio 2022